Qualche tempo fa, ero a Cuneo a confrontarmi con un consulente del lavoro per condividere un percorso di crescita dello studio professionale.
A colloquio finito, ci concediamo un meritato caffè e, tra le chiacchiere, scopriamo che entrambi lo beviamo amaro. Non per le stesse ragioni, però. La mia è una semplice preferenza personale, una questione di gusto. La sua, è una scelta meditata. Lui lo preferirebbe dolce, ma ha rinunciato a questo piccolo piacere dopo la lettura di un articolo circa la quantità di zucchero mediamente assunta con il caffè. Prosegue spiegandomi che un paio di cucchiaini al giorno sembrano pochi, ma quando si è reso conto che in un anno equivalgono a un secchio, ha deciso di cambiare abitudine.
Questo scambio di parole mi ha fatto riflettere ed ecco accendersi la famosa “lampadina”.
Infatti, l’aneddoto risuona alla perfezione con quanto la realtà presenta tutti i giorni, sia in ambito lavorativo che personale. Ci mostra una sorta di “miopia del cervello”.
A rigor di logica, gli effetti di un secchio di zucchero non sono altro che gli effetti della somma di tanti cucchiaini. Tuttavia, c’è una differenza fondamentale. Seppur un secchio di zucchero faccia immediatamente attivare un campanello di allarme, lo stesso non avviene per il singolo cucchiaio, anche se ripetuto nel tempo.
Le criticità gestionali di un’attività produttiva non sono mediamente problemi macroscopici. Più frequentemente, sono tanti piccoli errori di valutazione che, proprio come il cucchiaino, non hanno grande rilevanza individuale, ma prendono magnitudine quando sommati.
Sono quindi infidi. In primo luogo per le difficoltà nel rendersene conto in assenza di parametri di confronto, ma soprattutto perché la rilevanza di ognuno è trascurabile rispetto ai volumi dello studio. Cosa sono gli effetti di uno sconto di 500 euro? Cosa succede se un cliente allunga i tempi dei pagamenti? Cosa accade se regalo una giornata? Poco nulla. L’eccezione non crea il problema. Purtroppo, però, in assenza di chiara visibilità aggregata di queste concessioni, lo studio del professionista spesso si ritrova con squilibri significativi nei risultati. Clienti che nei fatti costano più di quanto pagano, aree di studio che appesantiscono la media del risultato, la lista è lunga.
Tuttavia, cambiare le abitudini comporta uno sforzo e gli impegni quotidiani certo non ci lasciano molto spazio per riflettere su tali questioni. Eppure, l’esperienza mi insegna che il tempo per le soluzioni si trova quando si capisce l’importanza dei problemi. In particolare, quando si capisce che l’attenzione al cucchiaino è ciò che permette di evitare gli effetti del secchio.
Il vantaggio di tanti studi professionali è la ricorsività dei clienti e dei risultati. Croce e delizia nei fatti, perché gli errori si protraggono nel tempo, ma le scelte corrette pagheranno i dividendi negli anni a venire.
La dinamicità dei fattori si controlla attraverso un accurato sistema di monitoraggio, ma la corretta pianificazione compone le vere fondamenta dei risultati dello studio. Una revisione periodica degli equilibri che ci legano ai clienti permette di evitare spiacevoli compensazioni.
E ricorda, il peso-forma dello studio è legato alla tua capacità di essere disciplinati sui cucchiaini.
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Articolo pubblicato su Ratio Quotidiano in data 22.08.2019